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Roche – A fianco del coraggio
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Andiamo al mare?
È un pomeriggio di sole, in un giorno di aprile, con un caldo che fa sperare in una primavera sorridente e felice. Aspetto fuori e cammino, aspetto lei, mia moglie.
Esce, mi guarda, ha un sorriso di convenienza ed a voce bassa mi dice: “andiamo”

La primavera non sarà sorridente, né felice l’estate, “è infiltrante, di almeno 3 cm, devono controllarmi in ospedale, ma già so che…” È forte, ma la voce non è più sicura, la sua mente corre veloce ai figli, alle sofferenze che vedranno nella mamma come è capitato a lei con sua madre, al dolore fisico che proverà con le chemio o altro ancora.

“Facciamo una deviazione? Andiamo al mare?”
Troviamo una camera per trascorrere la notte a Rimini anziché a Modena, dove siamo diretti.
C’è una parrucchiera vicino all’hotel e lei fissa un appuntamento, aspetto in camera e lei torna ancora più bella, con un taglio corto che evidenzia il suo splendido sorriso!
Una semplice canottiera nera, jeans, la notte e una spiaggia che ci aspetta per scattare foto e distrarci.

Il covid non mi permette di starle accanto, posso solamente accompagnare e poi andare a riprenderla.
Mi chiama, ascolto la sua voce, mi passa il chirurgo, che mi rassicura sull’esito positivo dell’intervento, parlo ancora con lei ed esplodo in un pianto liberatorio, e lei mi rincuora, mi sta vicino, mi ama ancora di più.

“Fallo tu, non voglio che mi cadano da soli, soffrirei troppo”
Prendo il mio tagliabarba e inizio delicatamente, ma la sento piangere; non ci penso due volte e inizio a tagliarmi la coda, e poi tutti i capelli che ho fino alle spalle vanno pian piano ad accarezzare il prato. Almeno in questo sarò come lei e potrò starle accanto, iniziando a condividere l’aspetto fisico.
Ancora foto insieme, ancora l’amore che ci dà forza!

Qualche giorno prima di iniziare le chemio le viene applicato il port-a-cath, per evitare che i vasi sanguigni non supportino le cure. Un altro intervento, ancora da sola, ma solo fisicamente.
Sono sempre con lei.

Scopro un mondo di persone colpite da questa patologia, non credevo fossero così tante.
Vorrei suonare per loro durante le infusioni e lo propongo anche agli operatori volontari dell’ospedale, ma ancora una volta il Covid vieta tutto!

“Questa malattia mi ha tolto la femminilità, mi ha tolto il seno, il ciclo, il mio essere donna; ho le unghie nere, sono gonfia, non sono più io!” È un’estetista che ha fatto della bellezza del corpo la propria professione, ma la natura le riserva questo contrappasso? Per me è ancora più bella di sempre!

Le chemio proseguono senza pietà e lei, senza forze e con il corpo sofferente, mi chiede di iscriverci ad un corso per diventare clown di corsia, per portare un sorriso a chi soffre negli ospedali o nelle RSA.
Due giorni di fatica fisica, ma pieni di bene per arrivare ad indossare un meraviglioso naso rosso!

Ed io?
Io ho osservato, ho aiutato, supportato e sopportato (perché si diventa un parafulmine a cui sono rivolti i perché ed i capri espiatori per un nemico nascosto e cattivo), ho sofferto e pianto in silenzio, anche trascurando la mia glicemia, trovando sfogo nel cibo e prendendo chili su chili, ho lavorato per non lasciarmi andare, ho cantato sorridendo mentre il cuore piangeva, ho fatto divertire gli altri perché questo so fare, ho insegnato musica continuando a trasmettere la mia passione, ho fatto il padre, ma soprattutto ho amato!